L’Illusione del Lavoro e del Piacere: Un Parallelo tra “Il Piacere è Tutto Mio” e la Realtà Occupazionale

L’Illusione del Lavoro e del Piacere: Un Parallelo tra “Il Piacere è Tutto Mio” e la Realtà Occupazionale

Viviamo in una società che ci insegna che il lavoro è una tappa inevitabile della vita, un diritto, ma anche un dovere morale. Allo stesso modo, la realizzazione personale e il piacere sono visti come esperienze naturali e accessibili a tutti. Ma cosa succede quando scopriamo che questi concetti non sono garantiti per tutti? Il film Il Piacere è Tutto Mio ci offre un interessante spunto di riflessione su questa grande illusione sociale.

Nel film, la protagonista, una donna vedova, si rende conto che, dopo una vita intera di relazioni e matrimonio, non ha mai provato un vero orgasmo. Per questo decide di assumere un gigolò, un atto che agli occhi di molti può sembrare surreale, ma che rivela una verità scomoda: ci sono esperienze che dovrebbero essere naturali, ma che nella realtà non sono per tutti.

Se trasliamo questa dinamica al mondo del lavoro, la similitudine diventa inquietante. Si cresce con la convinzione che studiare, impegnarsi e cercare attivamente un’occupazione porti inevitabilmente al raggiungimento di un posto nella società. Ma la realtà dimostra che non tutti riusciranno mai a ottenere un impiego stabile e dignitoso. Proprio come il piacere della protagonista, anche il lavoro non è garantito, e anzi, in molti casi viene venduto come un sogno che non si realizza per tutti.

Il problema è che il lavoro, così come viene concepito oggi, non è strutturalmente pensato per includere tutti. L’economia moderna si basa su un circolo vizioso: più consumi = più produzione = più lavoro. Ma questo modello non può funzionare in eterno, e soprattutto esclude ampie fasce della popolazione. Il mercato del lavoro diventa così una gigantesca lotteria, in cui solo alcuni riescono a ottenere un ruolo, mentre altri restano esclusi, spesso senza una vera alternativa.

In questo scenario, chi non trova un’occupazione viene spesso colpevolizzato: “Non ti impegni abbastanza”, “Non hai le competenze giuste”, “Devi reinventarti”. Ma la verità è che il problema non è l’individuo, bensì il sistema, che non può e non vuole garantire lavoro a tutti.

Così come il piacere sessuale è stato per secoli un argomento tabù, anche la disoccupazione lo è. Dire “non ho mai avuto un orgasmo” può suonare tanto assurdo quanto dire “non ho mai avuto un lavoro dignitoso”. In entrambi i casi, la società impone un modello che non rappresenta la realtà di tutti.

Eppure, rompere questi schemi è fondamentale. La protagonista del film decide di affrontare la sua “mancanza” e trovare una soluzione, sfidando i pregiudizi sociali. Allo stesso modo, dovremmo iniziare a ridefinire il concetto di lavoro, accettando che il modello attuale non funziona e che servono nuove soluzioni, come il reddito di base, il lavoro condiviso o la riduzione dell’orario lavorativo.

Il film Il Piacere è Tutto Mio ci mostra che, a volte, ci vogliono anni per accettare una realtà scomoda e trovare il coraggio di cambiarla. Anche nel mondo del lavoro, abbiamo bisogno di rompere il mito che l’occupazione sia garantita per tutti, e iniziare a costruire alternative più sostenibili ed eque.

Se non tutti potranno lavorare, allora forse il problema non è l’individuo, ma il sistema. E il primo passo per cambiare è iniziare a parlarne, senza più tabù.

E tu, cosa ne pensi? È possibile immaginare un futuro in cui il lavoro non sia più un privilegio per pochi?

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